Perché questo sito?
Un fatto muore quando nessuno più lo racconta
I fatti del 21 marzo 1950 appartengono alla memoria collettiva del nostro paese.
È importante continuare a ricordare la lotta di tanti lentellesi, le loro rivendicazioni e motivazioni.
È necessario continuare a tenere traccia soprattutto del loro agire comune per un fine collettivo: un miglioramento delle condizioni di vita di tutti.
In un’epoca caratterizzata da disimpegno e individualismo, l’esempio di oltre cento lentellesi è un faro.
Quei tragici fatti in cui persero la vita Nicola Mattia e Cosmo Mangiocco non allontanarono gli scioperanti dalla casa/causa comune, anzi saldarono con ancora più forza quel legame che li univa.
Concetti espressi in modo chiaro da Venturina Terpolilli, una delle ultime testimoni scomparsa qualche anno fa.
Nel 75° anniversario nasce, quindi, questo spazio (oggi virtuale, ma con la promessa di una futura pubblicazione).
Ciò che state leggendo è solo il primo tassello di un mosaico che andrà completandosi con l’obiettivo di riunire documenti, testimonianze, articoli dell’epoca e qualsiasi materiale utile per ricostruire in modo più completo possibile quella pagina dolorosa, ma incancellabile, della nostra storia.

21 marzo 1950
A Lentella la primavera iniziò
col sangue
«Di fronte a Lentella e a molte, a troppe Lentelle che ancora esistono nel Mezzogiorno c’è da picchiarsi tutti il superbo petto e domandarsi se abbiamo più il diritto di vivere di fronte a chi ha soltanto il dovere di morire».
Si concludeva così l’articolo titolato Bestie da soma (riferimento all’omonimo dipinto del 1886 del pittore abruzzese Teofilo Patini) di Renato Caniglia apparso nell’edizione del 27 marzo 1950 del Giornale del Mezzogiorno, circa una settimana dopo i fatti di Lentella.

Nel piccolo comune del Vastese, la primavera del 1950 iniziò con il sangue di Nicola Mattia (41 anni) e Cosmo Mangiocco (26), uccisi, in piazza Garibaldi, dai colpi esplosi dall’appuntato dei carabinieri Vincenzo De Vita sulla porta del municipio.
I due braccianti tornavano dallo Sciopero alla rovescia. A quel tempo, cinque anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la miseria attanagliava gran parte della penisola, soprattutto il Sud e Lentella non faceva eccezione.
La strada che oggi tutti percorrono per raggiungere il posto di lavoro, i servizi e tutte le comodità offerte dai centri più grandi non esisteva. Il collegamento con la valle del Trigno era visto come unica via di sviluppo, unica opportunità per uscire da quel destino fatto di stenti.

Lo Stato era però assente, gli interventi promessi non iniziavano. Tanti lentellesi, per questo motivo, attuarono lo sciopero alla rovescia: lavorare gratis costruendo la strada al grido di Pane e lavoro e tornare a fine giornata protestando con le bandiere del Pci e italiane, riponendo gli attrezzi nella Camera del lavoro, all’epoca ubicata nella stanza del municipio che oggi ospita il consiglio comunale.
Quel 21 marzo, primo giorno di primavera, all’ingresso del municipio c’erano due appuntati dei carabinieri. Uno di loro, De Vita, nel momento del rientro dei manifestanti, fece fuoco uccidendo Mattia e Mangiocco e ferendo dieci passeggeri di un autobus di linea che transitava in quel momento in piazza.
Nelle tasche di Mattia fu trovato un tozzo di pane del quale si privò, nonostante la fatica, per portarlo ai tre figli che lo attendevano a casa.

L’uccisione dei due braccianti ebbe vasta eco in tutta Italia. Il funerale fu blindato, con cecchini sui tetti del paese per evitare sommosse; presenti diversi parlamentari dell’epoca.
Durante lo sciopero generale indetto dalla Cgil, per il giorno dopo in tutta la nazione, ci furono altri morti e feriti frutto delle politiche repressive attuate dal ministro dell’Interno Mario Scelba.


Per lungo tempo i protagonisti dello sciopero restarono nascosti. Tra questi c’era Pierino Sciascia, uno dei dirigenti del Pci e organizzatore dello sciopero (poi sindaco per 19 anni) che si rifugiò per due mesi nella sede del Pci di Vasto rifiutando l’offerta di riparare in Russia.
Nel 1951, in occasione del primo anniversario dell’eccidio, il prefetto impedì una manifestazione in ricordo delle vittime per motivi di ordine pubblico.
Gli imputati per partecipazione a manifestazione sediziosa e resistenza a pubblico ufficiale furono 90.
A Nicola Mattia a Cosmo Mangiocco e a quanti vollero essere artefici del proprio futuro è dedicato questo sito.
Antonino Dolce